54ª Assemblea UNCZA 2019

Dal 28 al 30 giugno 2019 si è tenuta a Vezza d’Oglio in Alta Valcamonica la 54ª Assemblea UNCZA

Potremmo definirlo un vero e proprio ritorno alle origini. Infatti si era tenuta proprio a Brescia, nel lontano 12 giugno 1966, la prima Assemblea UNCZA. Ritornare nelle terre bresciane della Val Camonica, a Vezza d’Oglio per l’esattezza, è stato come ricollegarsi con i pensieri, i propositi di quei tempi. Pensieri e propositi che nel trascorrere degli anni, non sono assolutamente cambiati. Magari si sono migliorati ed arricchiti, potendo contare sulle nuove e più evolute metodologie di studio e di ricerca dei giorni nostri ma, sempre fedeli, ai principi di allora e mai mutati nel tempo. Sono stati anche questi, alcuni dei punti salienti trattati dal Presidente Sandro Flaim, nel suo intervento, in occasione della cerimonia di apertura della 54ª assemblea UNCZA, tenutasi nella sala convegni della Torre Federici, anche sede del museo garibaldino. “Dobbiamo essere prima uomini, poi montanari ed infine cacciatori” ammoniva bonariamente Flaim nel proseguo del suo intervento, “camminatori silenziosi” continuava poi il Presidente, ricollegandosi a passaggi particolarmente significativi lasciateci in eredità dall’indimenticato Mario Rigoni Stern. Di particolare interesse anche il passaggio in cui il Presidente afferma di rimanere meravigliato sulla moltitudine di persone che, come dire, quasi morbosamente annualmente vengono attratte dall’Assemblea UNCZA. Persone, alle volte, disposte a sciropparsi centinaia di chilometri pur di non perdersi l’importante appuntamento. “In questi anni siamo sicuramente cresciuti siamo diventati bravi nel nostro lavoro” concludeva il Presidente “siamo invece meno a bravi a comunicare a informare gli altri sul nostro operato, sotto questo aspetto dobbiamo sicuramente migliorare!” Con i sinceri ringraziamenti poi a tutti coloro che si sono adoperati per la realizzazione dell’importante evento, con un successivo rinfresco e con una esibizione canora nella serata, si concludeva sostanzialmente la prima delle tre giornate in programma.

Approfittando della pausa serale per colmarne il vuoto cha ci separa dagli eventi in calendario domani, come consuetudine vuole, si ritiene doveroso dare spazio ad alcune notizie di natura storica, culturale e sociale relative ai luoghi che annualmente ospitano l’Assemblea. Come tutte le terre di montagna, poste ai confini dell’italico Paese, anche Vezza d’Oglio può contare su pagine ricche di storia antica ed anche contemporanea. Vezza d’Oglio, originariamente solo Vezza, e più precisamente Èza in dialetto camuno fa risalire le sue origini addirittura all’epoca preistorica.

Il dialetto camuno derivante dalla lingua camuna ormai estinta veniva parlata nella Val Camonica e nella Val Tellina fin dal primo millennio a. C. Notevoli a tale proposito i ritrovamenti di incisioni rupestri avvenuti sul territorio comunale. Lingua che, come dire, pare fosse assistita anche da un suo particolare e caratteristico alfabeto, comunemente detto alfabeto camuno o di Sondrio. Successivamente a quel periodo anche i romani nel I secolo a. C. conquistata la Val Camonica, si accorsero della ricchezza di queste terre. In particolare dedicarono la loro attenzione al marmo bianco che iniziarono a cavare per la realizzazione di diverse opere di grande rilievo. Di qui passarono poi, nel 774, i Franchi di Carlo Magno. Massimiliano I nel 1496 soggiornò a Vezza.

Dopo l’annessione al Regno del Piemonte, avvenuta nel 1858, onde evitare che si potesse confondere con Vezza d’Alba, Vezza fu rinominata Vezza d’Oglio. Poi, più di recente, le vicende garibaldine del Risorgimento, quelle ancora vive della prima guerra mondiale qui chiamata la guerra bianca, e poi quelle ancor forti legate alle vicende della seconda guerra mondiale quando il paese rischiò di essere raso al suolo dalle truppe della Wermacht ormai in disordinata ritirata. Salvato solo dall’intervento del custode di Villa Ferrari, unico fra gli abitanti a parlare il tedesco. A Vezza d’Oglio e fra le genti della valle il richiamo al passato è ancora vivo. Gli usi e i costumi, come in occasione della esibizione corale, vengono indossati e illustrati con orgoglio al visitatore e al turista di turno.

Come è ormai consuetudine è il sabato la giornata clou della manifestazione. Per la mattinata infatti era previsto il convegno tecnico dal titolo “Il Cervo sulle Alpi”.
Come sempre di grande spessore i relatori chiamati a relazionare la grande platea di attenti ascoltatori che affollavano l’ampia sala del “Centro Eventi”. Sito deputato ad ospitare l’importante simposio. Dopo i saluti di Flaim, alle autorità presenti in particolare rivolti al neo eletto Presidente di Federcaccia Massimo Buconi, giunto in mattinata per non mancare all’importante appuntamento, toccava a Michele Bottazzo l’onere dell’apertura lavori relazionando l’attenta platea, sulla presenza storica e sulle dinamiche di popolazione del cervo sulle Alpi. “Dal secondo dopoguerra una crescita continua, la specie risulta in incessante espansione, anche in siti impensati, più veloce lui a diffondersi che noi a studiarla e a capirla” erano sostanzialmente i concetti espressi dal relatore e l’espansione sembra tutt’altro che terminata. Anche il minor disturbo antropico potrebbe aver favorito la diffusione ma, è innegabile, servono maggiori conoscenze. A Elena Bonavetti responsabile del C.A. Ponte di Legno il compito invece di illustrare, ai convenuti, le esperienze gestionali, maturate nell’ambito del Comprensorio. Comprensorio di circa 8.000 ha distribuiti e localizzati fra due aree protette, il Parco dello Stelvio e quello dell’Adamello. Davvero interessantissima la mole dei dati, anche di tipo sanitario, raccolti al centro di controllo. Insomma un’analisi completa ed esaustiva della popolazione cervo del Comprensorio. A Luca Pedrotti, il compito di illustrare la situazione “cervo” all’interno del Parco dello Stelvio. Pedrotti nell’iniziare la sua relazione, ha definito simpaticamente il cervo un architetto bonsai. I censimenti tradizionali producono sottostime pari a 48%. Nonostante i prelievi i danni ambientali all’interno del Parco, sono ancora in crescita. È necessaria una salvaguardia degli ecosistemi all’interno del Parco. Ciò si può ottenere solo con una riduzione delle consistenze, con regole semplici e al tempo stesso efficaci.

A proposito di censimenti, estremamente interessante si è rivelata la relazione presentata da Lucio Luchesa, ultimo relatore previsto in scaletta, il quale illustrava alla platea un sistema estremamente efficace, di tipo trigonometrico, atto a identificare correttamente i maschi riproduttivi in tempo di bramito, di norma contati più volte, dal momento che il tipico vocalizzo può essere udito da diversi rilevatori, presenti sul territorio anche a grande distanza fra loro. Il sistema illustrato da Luchesa prevede tra le altre cose, punti di ascolto conosciuti e una rilevazione di tipo geometrico ispirata al triangolo, per cui con un importante coinvolgimento dei cacciatori. Il tutto davvero molto interessante! Come sempre estremamente acute le conclusioni affidate al Maestro Franco Perco, il quale con la pacatezza che gli è propria, poneva in risalto alcuni punti toccati in precedenza dai colleghi, definendo poi il cervo il simbolo della contraddizione, impossibile da gestire senza un dialogo con le aree protette, specie soggetta a diverse variabili, particolarmente “pericolosa” in considerazione della viabilità realizzata. Il cervo però sostiene Perco ci obbligherà a comunicare!

Si può serenamente affermare che il concetto “comunicare” sia stato a più riprese, “chiamato in causa”. La necessità di conversare, di dialogare con il mondo agricolo’ con l’ambientalismo, che va doverosamente distinto dall’animalismo, è stata sottolineata anche dal neo eletto Presidente Bucconi, nel suo intervento del pomeriggio in seno all’Assemblea dei soci UNCZA il quale ha avuto successivamente parole di grande ammirazione e rispetto per l’operato e l’impegno di UNCZA finalizzati a una caccia tecnicamente sostenibile e socialmente condivisibile. Operato che poi Sandro Flaim ha globalmente illustrato marcandone gli aspetti più significativi.

“In 55 anni di incessante attività” ha affermato Flaim “UNCZA, e i suoi associati, in un’ottica di preparazione culturale, sono indubbiamente cresciuti tantissimo. L’associazione risulta essere benvista sicuramente dal mondo scientifico, altrettanto dai montanari, pratichiamo e promuoviamo buone pratiche di gestione, organizziamo convegni, promuoviamo ricerca scientifica, pubblicazioni, frequentiamo le scuole non per parlare di caccia ma per stimolare l’interesse dei ragazzi verso l’ambiente che li circonda”. Il Presidente ha voluto, sottolineare il capillare lavoro dei Circoli ormai diffusi sull’intero territorio dell’Arco Alpino. Insomma sintetizzando e senza paura di strafare si può tranquillamente dire che UNCZA è veramente tanta roba!

Ai margini dell’assemblea si è svolta poi anche la consegna del premio UNCZA per tesi di laurea e la votazione per il rinnovo delle cariche sociali, che sostanzialmente hanno riconfermato la stessa squadra, con Flaim alla Presidenza. Il fine lavori è stato sancito da una vera e propria ovazione. Con un concerto bandistico serale si concludeva e alla grande anche la seconda delle tre giornate previste. Per il giorno successivo, domenica, erano programmati appuntamenti decisamente più leggeri. Per i più arditi era prevista un’escursione mattiniera in quota, per gli appassionati cinofili, invece, era invece organizzata una prova per cani da traccia. Poi in tarda mattinata, per dare la possibilità a tutti di parteciparvi, la tradizionale messa di Sant’Uberto, funzione religiosa particolarmente sentita dai praticanti l’ars venandi. Immagino che quella di Vezza, officiata da Don Nicolino, con un’omelia, che in certi passaggi andava ad agganciarsi ad alcuni concetti pronunciati da Flaim nel suo discorso di apertura, presentandoli però in chiave religiosa, rimarrà nei pensieri dei molti che gremivano la Chiesa intitolata a S. Giovanni Battista. Cerimonia davvero toccante. Infine il pranzo sociale. Trecento persone ordinatamente sedute servite e riverite. Nell’ambito del pranzo si è svolta poi anche la cerimonia relativa al passaggio del testimone. Il prossimo anno saremo a Macugnaga, Piemonte, di nuovo sulle Alpi Occidentali.